“Prima alla Coscienza, poi al Papa”

“Se fossi obbligato – scrive Newman a Gladstone – a introdurre la religione nei brindisi dopo un pranzo (il che in verità non mi sembra proprio la cosa migliore), brinderò prima alla Coscienza, poi al Papa. Se il vicario di Cristo parlasse contro la coscienza, nell’autentico significato del termine, commetterebbe un suicidio; toglierebbe la base su cui poggiano i suoi piedi. Sua autentica missione è proclamare la legge morale; proteggere e rafforzar e quella ‘luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo ’. Sulla legge e sulla santità della coscienza sono fondati tanto la sua autorità in teoria, quanto il suo potere in pratica. E’ compito della storia dirci se, nel nostro triste mondo, questo o quel Papa ebbe sempre di mira, in tutto ciò che fece, questa grande verità”.

“La dottrina di Newman sulla coscienza – Joseph Ratzinger lo ha raccontato qualche anno fa come riporta Marco Burini in Il Foglio dell’11 settembre 2010 e come riportato sul sito da molto tempo – divenne allora per noi il fondamento di quel personalismo teologico, che ci attrasse tutti con suo fascino. La nostra immagine dell’uomo, così come la nostra concezione della Chiesa, furono segnate da questo punto di partenza. Avevamo sperimentato la pretesa di un partito totalitario, che si concepiva come la pienezza della storia e che negava la coscienza del singolo. Hermann Goering aveva detto del suo capo: ‘Io non ho nessuna coscienza! La mia coscienza è Adolf Hitler’. L’immensa rovina dell’uomo che ne derivò, ci stava davanti agli occhi. Perciò era un fatto per noi liberante ed essenziale da sapere, che il ‘noi’ della Chiesa non si fondava sull’eliminazione della coscienza, ma poteva svilupparsi solo a partire dalla coscienza”.

“Nell’intimo della coscienza – Gaudium et spes n. 16 – l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire. Questa voce, che lo chiama sempre ad amare, a fare il bene e a fuggire il male, al momento opportuno risuona nell’intimità del cuore: fa questo, evita quest’altro. L’uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro al cuore; obbedire è grave; la dignità dell’uomo, e secondo questa egli sarà giudicato. La coscienza è il nucleo segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità”.

“Questa dottrina sulla coscienza – sempre Joseph Ratzinger – è diventata per me sempre più importante nello sviluppo successivo della Chiesa e del mondo. Mi accorgo sempre di più che essa dischiude in modo completo solo in riferimento alla biografia del cardinale, la quale suppone tutto il dramma spirituale del suo secolo. Newmann, in quanto uomo di coscienza, era divenuto un convertito; fu la sua coscienza che lo condusse dagli antichi legami e dalle antiche certezze dentro il mondo per lui difficile e inconsueto del cattolicesimo. Tuttavia, proprio questa via del la coscienza è tutt’altro che una via della soggettività che afferma se stessa: è invece una via dell’obbedienza alla verità oggettiva.

Il secondo passo del cammino di conversione che dura tutta la vita di Newmann fu infatti il superamento della posizione del soggettivismo evangelico, in favore d’una concezione del cristianesimo fondata sull’oggettività del dogma”.

Poiché Dio è Creatore di ogni suo essere dono unico e irripetibile, è vicino a ciascuno di noi nella coscienza. Nella fede in essa si manifesta il contenuto interamente personale della professione di fede nella creazione. La coscienza è al di sopra della legge: essa può distinguere fra legge, che è grave; diritto, e legge , ch è ingiustizia. Coscienza significa il primato della verità o realtà in tutti i fattori. Questo, però, non vuol dire legittimazione dell’arbitrio condannato nella Mirari vos” di Gregorio XVI e nella “Quanta cura” (quella con il “Sillabo” in appendice) di Pio IX, bensì espressione della fede nella partecipazione consapevole e misteriosa dell’uomo alla verità nella sua evidenza. Nella coscienza noi siamo co- scienti della verità, dove è la coscienza stessa che ci stimola a una continua ricerca della verità.

Credo in Dio Creatore: questa fede pienamente accolta, amata, vissuta, pensata ci fa cogliere ciò che questo significa e diventa continuamente cultura, cioè evidenza condivisa.

Il cattolico non è nemico della coscienza, anzi gli si addice come a nessun altro.

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