Guerra e pace: studenti a scuola di vita

Fausto Biloslavo, da 30 anni reporter di guerra dei conflitti più terribili di tutto il mondo, Annarita Lo Mastro, mamma di David Tobini, paracadutista ventottenne caduto in Afghanistan e una sessantina di studenti di quinta superiore ragioneria e geometri: questi i protagonisti di un incontro avvincente e commovente che ha avuto luogo sabato scorso nell’Aula Magna dell’IIS “Stoppa”. A presentare Pier Paolo Ricci del Circolo Newman che si è mobilitato per incontrare e invitare queste due figure di testimoni.

Il dott. Biloslavo ha condiviso la sua passione nell’essere testimone diretto delle situazioni più drammatiche, in particolare in quello che definisce il suo secondo paese: l’Afghanistan.

Ha raccontato della guerra combattuta dai nostri soldati, perchè di una guerra si tratta, e del fatto che si portano aiuti alla popolazione ma si spara anche, dei 4.000 italiani, quasi tutti giovanissimi, che rischiano la pelle per una cifra irrisoria, perchè vogliono difendere tutto ciò che abbiamo di più caro, “la prima linea di difesa del nostro mondo” l’ha definita Biloslavo, riprendendo la frase di un sergente dei paracadutisti.

Così il figlio di Anna Rita Lo Mastro, morto sotto il tiro talebano perchè, rimasto ultimo nella ritirata per proteggere i compagni, si è trovato con l’arma inceppata. Un ragazzo come gli altri racconta la madre, che amava impegnarsi, studiare e leggere, che era credente e che riguardo alla sua scelta diceva: “è un lavoro e qualcuno deve avere il coraggio di farlo”.

Il dolore di questa madre, pieno di dignità, ha commosso tutti i presenti, a cominciare dal filmato realizzato dagli amici, che racconta di suo figlio, da quando bambino e adolescente non lo distingui nelle foto dagli altri coetanei a quando è militare in missione, con lo stesso sorriso di prima, a quando infine torna avvolto nel tricolore. Un applauso spontaneo parte dalla platea e tanti hanno gli occhi lucidi e si stupiscono ancora di più nel sapere che questa mamma, pur non condividendo la scelta del figlio, lo accompagnava ovunque, da una caserma all’altra, nel rispetto della sua scelta. Proprio lei ha accolto la salma del figlio  indossando il basco amaranto e facendo il saluto militare, un’immagine di così forte impatto da essere pubblicata in svariati giornali.

Poi ancora Biloslavo ha raccontato del nord Africa, di come è iniziata la rivolta in Libia da un ragazzo in esilio in Svizzera che lanciò su Facebook il 17 febbraio 2011 il “venerdì della rabbia” contro Gheddafi e ricevette un milione di adesioni. Il reporter ha sottolineato il ruolo imponente dei social network per tutti questi paesi, iniziato col rendere note le condizioni di vita di un altro mondo, quello europeo, per poi diventare il principale mezzo di libera informazione e comunicazione, fino ai filmati degli eventi girati col cellulare.

Il giornalista racconta anche dell’intervista fatta a Gheddafi qualche giorno prima della sua caduta per poi passare alla Siria, descrivendo la difficile situazione e i dubbi che sorgono se sia meglio o no intervenire come si fece per la Libia. Il dott. Biloslavo dialoga con i ragazzi che pongono alcune domande e poi conclude esortando a non avere paura della realtà dei fatti e a temere invece gli effetti negativi dell’informazione che spesso viene fornita a partire da preconcetti.

Conclude la prof. Giusi Roccati ringraziando i due testimoni, che hanno mostrato come l’essere umano sia fatto per dare tutto se stesso e come in questo consista la propria realizzazione. Certo questo accade in modo più eclatante in guerra o in situazioni difficili ove la libertà è messa in gioco a livello estremo, ma è vero che in modo più nascosto la libertà è messa in gioco in ogni momento secondo una scelta di fondo, una recondita partenza che le nostre azioni rivelano e che fa la differenza in ogni situazione.

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